Roberto Maggiani presenta “Poscienza”
(Il ramo e la foglia, 2024) intervistato da Marco Colletti

ROBERTO MAGGIANI intervistato da MARCO COLLETTI

Ho incontrato Roberto in occasione della prima presentazione del suo libro Poscienza (Il ramo e la foglia edizioni) 2024, che si è tenuta il 5 aprile 2024 presso la prestigiosa e vivace Biblioteca Guglielmo Marconi, Roma, e da questo incontro sono scaturite alcune considerazioni, che l’autore ha approfondito per noi.

D – Ti ho sentito evocare Poincaré e Chandrasekhar a proposito della bellezza della scienza. In questo senso la scienza stessa si unisce alle arti nell’intento di osservare la bellezza nell’universo per scoprirne sempre di nuova: nella fiducia socratica di non sapere abbastanza e che il mondo ci rivelerà per sempre nuovi stupori. Quello stesso stupore che ammantava di fantasie i nostri antenati di fronte alla potenza dei fenomeni naturali e che si traduceva in sacro, magia, arte, come prime forme di conoscenza. Forse oggi la scienza potrebbe recuperare questi bisogni primordiali e contenerli senza la paura illuministica di esserne contaminata o defraudata. E tutto sarebbe ‘più umano’. Anche le future tecnologie.

RL’armonia è una delle corde attraverso le quali la bellezza risuona in noi. L’equilibrio è un’altra corda della bellezza. Ebbene, la bellezza ha molte e diverse corde per mezzo delle quali si manifesta nella sua interezza; certe volte la bellezza è piena altre non lo è: ad esempio, senza armonia e senza equilibrio non può esserci la pienezza della bellezza ma semmai il disagio di un’assenza. La bellezza si manifesta nel cosmo e lo scienziato va a studiare il cosmo, una cosa bella. Ed è inevitabile usare la bellezza come metodo di indagine del cosmo per stabilire la bontà o meno di una teoria, di un modello, di una formula. Il fisico teorico inglese Paul Dirac, Premio Nobel 1933, disse: «Il ricercatore, nel suo sforzo di esprimere matematicamente le leggi fondamentali della Natura, deve mirare soprattutto alla bellezza». Secondo Dirac la bellezza determina la direzione della ricerca, essa permette di giudicare una teoria, prima ancora del suo accordo con le osservazioni. Egli usò con grande efficacia questo criterio e scrisse una formula considerata tra le più eleganti della fisica, per mezzo della quale si poté dedurre l’esistenza dell’antimateria. Riguardo alla tecnologia, il fatto che sia buona o cattiva, più o meno umana, dipende solo da noi uomini, dall’uso che ne facciamo. Solitamente sono i governanti che ne fanno un cattivo uso, cercando prima di tutto di usarla per aumentare il proprio potere! La tecnologia in sé stessa è sempre buona. Il male viene dall’uomo, non dalle leggi del cosmo, che sono lì pronte per essere scoperte e usate per buoni fini.

D – Questo libro ha un’impronta stilistica fortemente caratterizzata, ma non univoca, nel senso che abbraccia poesia visiva, musicalità, lirismo e soprattutto la tua innata ironia. Eppure non mi sento di definirlo uno stile sperimentale, bensì fortemente classico.

RSì, quello che dici lo penso giusto. Non ho mai pensato di scrivere un libro sperimentale, e neppure ora penso di doverlo fare. Ho scritto un libro che attinge ai temi di sempre, in questo senso è fortemente classico, ma affrontati in un modo diverso, non convenzionale in cui la poesia canta seguendo un suo intimo ritmo, ma anche fa una coreografia nella pagina. Lo spazio della pagina è importante, veicola anch’esso dei significati, come nella danza. In Poscienza, la disposizione delle parole e dei simboli sulla pagina è importante.

D – Non c’è scienza senza immaginazione e tanto meno poesia. Entrambe concorrono attraverso di essa allo svelamento della realtà.

RL’immaginazione è guida del poeta come dello scienziato. Nella fisica contemporanea l’immaginazione gioca un ruolo fondamentale. I fisici, dall’inizio del Novecento in poi, devono affrontare la realtà a un livello molto lontano dal senso comune, devono lavorare di fantasia, usando come guida la matematica e le osservazioni (gli esperimenti) per non perdersi nell’irreale. Ebbene, anche per il poeta è così: immaginazione per vedere ciò che ancora non si vede, perché velato dal reale; ma l’immaginazione deve essere coadiuvata dall’intelligenza, per non perdersi nella banalità. A tale proposito, nel libro c’è un esergo tratto dallo Zibaldone di Giacomo Leopardi: «L’anima s’immagina quello che non vede, che quell’albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe, se la sua vista s’estendesse per tutto, perché il reale escluderebbe l’immaginario».

D – «Là dove la vita chiude, l’intelligenza apre un varco» è l’aforisma proustiano che hai scelto per indicare la via della ricerca letteraria che conduci sulla rivista LaRecherche.it. Vorrei che mi parlassi delle linee guida che sottendono le vostre scelte e un cenno breve, in quanto non potrebbe essere esaustivo in questa sede, sull’evoluzione della scrittura nel mondo letterario da voi selezionato nel corso degli anni.

RSenza dilungarmi troppo posso dirti che abbiamo sempre cercato vitalità e freschezza nei testi, voci capaci di trasmettere qualcosa oltre lo stile e i contenuti. Cerchiamo da sempre di evitare quel che si definisce alla moda o attuale e prediligiamo ciò che è immeritatamente in ombra. E, inoltre, tendiamo a valutare i testi senza farci influenzare dal nome dell’autore, ci concentriamo sullo scritto, sia esso di un esordiente come di un autore noto.

D– Il mio pensiero va ai giovani, che potrebbero essere gli scienziati o i poeti del futuro, o… novelli poscienziati. Come è stato recepito negli anni dai tuoi studenti questo tuo essere professore di fisica e poeta professionista, cioè non un semplice professore di scienze che si diletta in versi amatoriali, e cosa pensi di poter trasmettere loro in termini di crescita emotiva e intellettuale?

RHo sempre tenuto separata la mia professione di insegnante dalla mia attività, non professionale, di poeta. Quella di poeta non può, a mio avviso, essere una professione; tanto più, nel mio caso, che di poesia proprio non ci vivo e sono pochi coloro che riescono a vivere di versi. Buon per loro. Tuttavia, i miei studenti sono stati spesso fonte di ispirazione. È capitato che qualcuno di loro, nel corso degli anni, specialmente delle classi nuove, abbia provato a portare all’attenzione della classe un discorso sul fatto che scrivo libri di poesia, ma sempre da me fatto cadere. Con Poscienza, invece, alcuni dei miei studenti, sono passati direttamente all’azione: essendo venuti a conoscenza della presentazione del libro a Roma, data la mia attività informativa social, si sono presentati alla presentazione di loro spontanea iniziativa. E sono stato molto contento. Hanno anche acquistato il libro e hanno voluto la dedica. A scuola, ogni tanto, alcuni di loro mi dicono che stanno leggendo le poesie, un po’ alla volta, e mi dicono che il libro gli piace e si vede che è vero, manifestano entusiasmo. I miei studenti sono terribili, se una cosa non gli va te lo dicono, non conoscono la captatio benevolentiae, per fortuna. In ogni caso, sono il loro insegnante di matematica e quindi non entro nel territorio dell’italiano che spetta ai miei colleghi, ma un po’ di interdisciplinarità ogni tanto la facciamo. Sono momenti importanti che danno una visione unitaria delle molteplici dimensioni della conoscenza, ormai estremamente specializzata. Quello che per noi è ovvio, per le ragazze e i ragazzi non lo è. Con loro non bisogna mai dare nulla per scontato, fin a partire dai termini utilizzati a lezione. Mi capita spesso che non conoscano alcune parole. Il linguaggio si sta estremamente semplificando, pertanto se leggono il mio libro sono contento, ci sono “parole strane”.

Proponiamo qui alcuni dei testi presenti in “Poscienza”

Roberto Maggiani è nato a Carrara nel 1968 e vive a Roma, dove insegna. Laureato in Fisica all’Università di Pisa, ha conseguito un Master di secondo livello in Scienza e Tecnologia Spaziale. Ha fondato, insieme a Giuliano Brenna, la rivista letteraria libera on line LaRecherche.it, di cui è coordinatore di Redazione e per la quale cura la collana di e-book Libri liberi. Ha pubblicato varie raccolte di versi, le più recenti sono: Scienza aleatoria (LietoColle) 2010, La bellezza non si somma (Italic pequod) 2014, Marmo in guerra, con fotografie di Paolo Maggiani (Edizioni La Grafica Pisana) 2014, Angoli interni (Passigli Editori) 2018. Suoi testi e traduzioni dal portoghese sono pubblicati su varie riviste letterarie e antologie. Ha pubblicato il romanzo Affinità divergenti (Italic pequod) 2018. La sua opera poetica ha ricevuto vari riconoscimenti.