ILARIA GIOVINAZZO curatrice di “Pura Luce”
(Jouvence 2024) della mistica kashmira LALLA,
nota di Véronique Viriglio

“PURA LUCE”, IL DONO DI ILARIA GIOVINAZZO NEI VERSETTI DI LALLA Di Véronique Viriglio

In questi tempi bui e tormentati di un’umanità calpestata, smarrita, sempre più disumanizzata e disumanizzante, la “Pura Luce. Canti mistici del tantrismo kashmiro” di Lalla è un dono inaspettato, un balsamo per il cuore e l’anima. Una vera benedizione. Pagina dopo pagina, questo libricino bianco edito da Jouvence ci ricorda di quanto la vita sia preziosa e l’unicità di ognuno di noi poiché “Noi siamo Dio e Dio è in ogni cosa”.

A farci questo dono sono due donne, distanti solo nel tempo e geograficamente, che per fortuna si sono incontrate in una dimensione di sintonia di pensiero e sentimenti, generando pura bellezza.

Grazie a Ilaria Giovinazzo, esperta di storia delle religioni, docente di lettere, arteterapeuta, scrittrice, attivista e poetessa, per averci regalato in una unica raccolta i versetti di Lalla direttamente in italiano. Un primato generoso e lungimirante, frutto di un lavoro certosino di selezione di 100 versetti di cui ha curato la trasposizione – andando ben oltre la traduzione – dall’inglese all’italiano, facendone emergere il loro significato profondo, la loro sonorità per restituirci la loro essenza spirituale. Un primato che non è soltanto linguistico. Scegliendo di far giungere in Italia la voce di Lalla, Ilaria ci ha dato un accesso diretto e privilegiato al raro volto femminile del tantrismo. Una perla davvero preziosa in una narrazione dominata (ancora una volta) da figure maschili.

E poi a fare le sue magie, ci pensa direttamente Lalla, illuminata e illuminante fonte di ispirazione oltre con i suoi versetti per la sua storia di vita: un inno a lottare per raggiungere la propria libertà e la pace interiore. Prima di essere una poetessa indiana del 1300, Lalla è stata una donna che ha dovuto combattere e ha vinto battaglie difficili, andando controcorrente per quell’epoca, in quel contesto socio-culturale. Si è ribellata a una struttura familiare che la costringeva, la vessava, la schiacciava, riuscendo ad emanciparsi dopo aver percorso strade impervie e sicuramente dolorose. Lalla è diventata un’eremita, una yogi, una insegnante, una mistica.

Ma il suo ‘miracolo’ va ben oltre per passare alla macro storia di quella parte di mondo e di umanità, per giungere fino a noi, oggi: Lalla è stata una donna di pace. Nel contesto di rivalità e trasformazione epocale tra il vecchio Kashmir indù-buddista e il nuovo Kashmir islamico, ha messo tutti d’accordo. E’ stata una figura sincretica, venerata sia dagli induisti che dai musulmani e celebrata da entrambe le culture da quasi sette secoli. Ad indicare la sua popolarità, i diversi nomi e appellativi con cui veniva affettuosamente chiamata, tra cui Lalleshwari e Lal Ded (ovvero “nonna” Lalla) in hindi, e Lal’arifa per i sufi. E’ accaduto sicuramente per la sua scelta di esprimere i concetti nei suoi vakh usando la lingua del popolo invece che in sanscrito, come da consuetudine nella lettura sacra indiana di quei tempi. Non è stata quindi una poetessa elitaria ma una vera e propria ‘maestra’ di vita, i cui insegnamenti sono arrivati a tutti, grazie al suo linguaggio semplice, diretto, concreto, carico di ironia e di saggezza. Lalla ha realizzato una delle cose tra le più difficili che ci sia: trasmettere concetti complessi e profondi usando metafore e immagini davvero suggestive e visive.

Quanti secoli sono passati da allora? Tanti. Per non parlare della distanza geografica e culturale. Eppure la figura di Lalla e le sue poesie suonano così attuali, oltre che necessarie: riescono a parlarci, a noi occidentali, nel 2025, a farci riflettere e ad emozionarci con estrema immediatezza.

Grazie di cuore a te che sei una, nessuna e centomila donne: rivoluzionaria, libera, materna e saggia. Che i tuoi versetti possano guidarci ed esserci di ispirazione – come lo sono stati per Ilaria Giovinazzo – sotto questo cielo sempre meno stellato, ricordandoci, come un mantra, l’urgenza di prenderci cura di noi stessi, degli altri e del creato. Meno armi e brutalità, sia fisica che verbale.  Più umanità e sacralità, racchiuse in ogni respiro.

 

 

Ilaria Giovinazzo Laureata in Lettere con tesi in Storia delle Religioni. Arteterapeuta plastico figurativa e docente di Lettere e Storia dell’arte nelle scuole superiori. Ha pubblicato i seguenti romanzi “Anime perdute (Effedue, 2001), “Non posso lasciarti andar via” (Prospettiva, 2005), “Donne del destino” (Besa, 2007) e le raccolte poetiche “Come un fiore di loto” (Ensemble, 2020), “La simmetria dei corpi” (Ensemble, 2021, con la prefazione della poetessa siriana Maram al-Masri), “La religione della bellezza” (PeQuod, 2023). Nel 2022 ha pubblicato anche il libro illustrato per bambini “Life. 10 cose importanti” (Fuorilinea) e nel 2023 ha curato la plaquette, edita da Ensemble, dell’evento “Sinfonie Poetiche. Concerto per corde e fiati” da lei ideato e diretto. Ha tradotto dall’inglese le poesie della mistica kashmira Lal Ded nel volume “Pura Luce. Canti mistici del tantrismo kashmiro” (Jouvence 2024). Sue poesie sono state pubblicate su antologie, riviste specializzate e blog letterari (De sur a sur, Atelier, Metaphorica, Transiti Poetici, Formafluens, Inverso Giornale di Poesia, La Bottega della Poesia de La Repubblica, Centro Cultural Tina Modotti). Ha ricevuto premi, segnalazioni e menzioni d’onore a diversi concorsi, tra cui il Premio Internazionale di poesia inedita Ossi di seppia, il Premio L’Arte in versi e il Premio Lorenzo Montano. Sue poesie sono state tradotte in inglese, spagnolo, serbo croato, arabo e bengali. Vive e lavora tra le colline sabine.