“PURA LUCE”, IL DONO DI ILARIA GIOVINAZZO NEI VERSETTI DI LALLA Di Véronique Viriglio
In questi tempi bui e tormentati di un’umanità calpestata, smarrita, sempre più disumanizzata e disumanizzante, la “Pura Luce. Canti mistici del tantrismo kashmiro” di Lalla è un dono inaspettato, un balsamo per il cuore e l’anima. Una vera benedizione. Pagina dopo pagina, questo libricino bianco edito da Jouvence ci ricorda di quanto la vita sia preziosa e l’unicità di ognuno di noi poiché “Noi siamo Dio e Dio è in ogni cosa”.
A farci questo dono sono due donne, distanti solo nel tempo e geograficamente, che per fortuna si sono incontrate in una dimensione di sintonia di pensiero e sentimenti, generando pura bellezza.
Grazie a Ilaria Giovinazzo, esperta di storia delle religioni, docente di lettere, arteterapeuta, scrittrice, attivista e poetessa, per averci regalato in una unica raccolta i versetti di Lalla direttamente in italiano. Un primato generoso e lungimirante, frutto di un lavoro certosino di selezione di 100 versetti di cui ha curato la trasposizione – andando ben oltre la traduzione – dall’inglese all’italiano, facendone emergere il loro significato profondo, la loro sonorità per restituirci la loro essenza spirituale. Un primato che non è soltanto linguistico. Scegliendo di far giungere in Italia la voce di Lalla, Ilaria ci ha dato un accesso diretto e privilegiato al raro volto femminile del tantrismo. Una perla davvero preziosa in una narrazione dominata (ancora una volta) da figure maschili.
E poi a fare le sue magie, ci pensa direttamente Lalla, illuminata e illuminante fonte di ispirazione oltre con i suoi versetti per la sua storia di vita: un inno a lottare per raggiungere la propria libertà e la pace interiore. Prima di essere una poetessa indiana del 1300, Lalla è stata una donna che ha dovuto combattere e ha vinto battaglie difficili, andando controcorrente per quell’epoca, in quel contesto socio-culturale. Si è ribellata a una struttura familiare che la costringeva, la vessava, la schiacciava, riuscendo ad emanciparsi dopo aver percorso strade impervie e sicuramente dolorose. Lalla è diventata un’eremita, una yogi, una insegnante, una mistica.
Ma il suo ‘miracolo’ va ben oltre per passare alla macro storia di quella parte di mondo e di umanità, per giungere fino a noi, oggi: Lalla è stata una donna di pace. Nel contesto di rivalità e trasformazione epocale tra il vecchio Kashmir indù-buddista e il nuovo Kashmir islamico, ha messo tutti d’accordo. E’ stata una figura sincretica, venerata sia dagli induisti che dai musulmani e celebrata da entrambe le culture da quasi sette secoli. Ad indicare la sua popolarità, i diversi nomi e appellativi con cui veniva affettuosamente chiamata, tra cui Lalleshwari e Lal Ded (ovvero “nonna” Lalla) in hindi, e Lal’arifa per i sufi. E’ accaduto sicuramente per la sua scelta di esprimere i concetti nei suoi vakh usando la lingua del popolo invece che in sanscrito, come da consuetudine nella lettura sacra indiana di quei tempi. Non è stata quindi una poetessa elitaria ma una vera e propria ‘maestra’ di vita, i cui insegnamenti sono arrivati a tutti, grazie al suo linguaggio semplice, diretto, concreto, carico di ironia e di saggezza. Lalla ha realizzato una delle cose tra le più difficili che ci sia: trasmettere concetti complessi e profondi usando metafore e immagini davvero suggestive e visive.
Quanti secoli sono passati da allora? Tanti. Per non parlare della distanza geografica e culturale. Eppure la figura di Lalla e le sue poesie suonano così attuali, oltre che necessarie: riescono a parlarci, a noi occidentali, nel 2025, a farci riflettere e ad emozionarci con estrema immediatezza.
Grazie di cuore a te che sei una, nessuna e centomila donne: rivoluzionaria, libera, materna e saggia. Che i tuoi versetti possano guidarci ed esserci di ispirazione – come lo sono stati per Ilaria Giovinazzo – sotto questo cielo sempre meno stellato, ricordandoci, come un mantra, l’urgenza di prenderci cura di noi stessi, degli altri e del creato. Meno armi e brutalità, sia fisica che verbale. Più umanità e sacralità, racchiuse in ogni respiro.
Ilaria Giovinazzo Laureata in Lettere con tesi in Storia delle Religioni. Arteterapeuta plastico figurativa e docente di Lettere e Storia dell’arte nelle scuole superiori. Ha pubblicato i seguenti romanzi “Anime perdute (Effedue, 2001), “Non posso lasciarti andar via” (Prospettiva, 2005), “Donne del destino” (Besa, 2007) e le raccolte poetiche “Come un fiore di loto” (Ensemble, 2020), “La simmetria dei corpi” (Ensemble, 2021, con la prefazione della poetessa siriana Maram al-Masri), “La religione della bellezza” (PeQuod, 2023). Nel 2022 ha pubblicato anche il libro illustrato per bambini “Life. 10 cose importanti” (Fuorilinea) e nel 2023 ha curato la plaquette, edita da Ensemble, dell’evento “Sinfonie Poetiche. Concerto per corde e fiati” da lei ideato e diretto. Ha tradotto dall’inglese le poesie della mistica kashmira Lal Ded nel volume “Pura Luce. Canti mistici del tantrismo kashmiro” (Jouvence 2024). Sue poesie sono state pubblicate su antologie, riviste specializzate e blog letterari (De sur a sur, Atelier, Metaphorica, Transiti Poetici, Formafluens, Inverso Giornale di Poesia, La Bottega della Poesia de La Repubblica, Centro Cultural Tina Modotti). Ha ricevuto premi, segnalazioni e menzioni d’onore a diversi concorsi, tra cui il Premio Internazionale di poesia inedita Ossi di seppia, il Premio L’Arte in versi e il Premio Lorenzo Montano. Sue poesie sono state tradotte in inglese, spagnolo, serbo croato, arabo e bengali. Vive e lavora tra le colline sabine.